giovedì 19 aprile 2018

Libri e scrittura

 C'é un aspetto strano che in realtà accomuna scrittura e pittura. Le immagini dipinte ti stanno davanti come se fossero vive, ma se chiedi loro qualcosa, tacciono solennemente. Lo stesso vale pure per i discorsi: potresti avere l’impressione che parlino, quasi abbiano la capacità di pensare, ma se chiedi loro qualcuno dei concetti che hanno espresso, con l’intenzione di capirlo, essi danno una sola risposta e sempre la stessa.
Platone, Fedro.

Da sinistra, in alto: Tavoletta di cera con esercizi di scrittura, Disco Crittografico di Enea, Scitale, Rotoli contenenti il Perì Physeos di Parmenide e la Teogonia di Esiodo.
In primo piano: Giuramento di Ippocrate


La parola greca per libro – biblÁon – deriva dalla parola bºbloq, che indica la corteccia interna e fibrosa del papiro. Nel periodo greco-romano, un libro non aveva la forma del volume che noi oggi conosciamo (e che si affermò probabilmente intorno al II sec. d.C., grazie anche allo sviluppo della pergamena).

Il Perì Physeos del filosofo eleate Parmenide

Un libro poteva variare in dimensioni a seconda delle dimensioni del foglio di papiro, ma tendenzialmente un rotolo comprendeva circa 20 fogli. I fogli erano uniti in modo che l'area scritta presentasse le fibre di papiro in orizzontale, a parte il primo, il protocollo, che invece le doveva presentare in verticale e che aveva la funzione di proteggere lo scritto. Il testo era organizzato in colonne, due per foglio. All'incirca, un libro poteva contenere 1500 versi. Abbastanza per una tragedia o una commedia. Testi più lunghi venivano divisi in vari libri.

Teogonia di Esiodo

La Teogonia di Esiodo che noi abbiamo riprodotto arriva a comporsi, ad esempio, di 20 fogli. Arrotolota arriva ad avere il diametro di circa dieci centimetri e, srotolata, arriva a circa sei metri di lunghezza.


Nessun commento:

Posta un commento