martedì 7 settembre 2010

La filosofia

La filosofia è una disciplina dalle caratteristiche insolite. Definirne l'origine e la natura è un compito che già si presta a numerosi dibattiti, mettendo alla prova l'intelletto di chi si accosta ad essa. Quello che possiamo osservare, è che essa nasce nelle zone di confine fra culture, popoli ed esperienze diverse e che la sua natura sembra quindi essere legata al confronto con ciò che è diverso dal già conosciuto, confronto che mette in crisi le certezze maturate da intere generazioni e spinge alcuni uomini alla ricerca di qualcosa d'altro, di una armonia e di una unità che sembrano sempre sfuggire, condannando il ricercatore ad una esplorazione senza fine nelle profondità della conoscenza.

Il nome stesso, “filosofia”, suggerisce questo. Il suo significato letterale è infatti “amore per la sapienza”, amore che implica quindi un desiderio, una ricerca di qualcosa che mai si ottiene. Sono le domande e i dubbi a portare avanti la filosofia, non le risposte.

Ciò che noi oggi in Europa definiamo "filosofia" nasce e si sviluppa intorno al VI secolo a.C. nelle colonie greche, in Asia minore prima e in Magna Grecia poi, dal contatto fra le forme di pensiero arcaiche e straniere e quelle greche. La filosofia greca era diversa da quella insegnata oggi nelle scuole e nelle università: ben più di una disciplina freddamente intellettuale e accademica, la filosofia era una pratica di vita, volta a trasformare l'individuo e - di riflesso - la comunità in cui egli vive, per elevarli alla massima possibile espressione del potenziale umano.

Come ben argomenta Pierre Hadot ("Esercizi spirituali e filosofia antica", pp. 164-165):

Nell'antichità la filosofia è un esercizio in ogni istante; invita a concentrarsi su ogni istante della vita, a prendere coscienza del valore infinito di ogni momento presente, se lo si colloca nella prospettiva del cosmo. Poichè l'esercizio della sapienza e della saggezza comporta una dimensione cosmica. Laddove l'uomo comune ha perduto il contatto col mondo, non vede il mondo in quanto mondo, ma tratta il mondo come mezzo per soddisfare i propri desideri, il saggio non cessa di avere costantemente presente il tutto. Pensa e agisce in una prospettiva universale.

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